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Angelo Francesco Lavagnino
       Nasce a Genova il 22 febbraio 1909.
       Nel  1932,  si  diploma  in  violino  e  composizione  al
       Conservatorio di Milano, allievo dei compositori Mario
       Barbieri, Renzo Bossi e Vito Frazzi.
       Per nove anni dirige il liceo musicale di Genova.
       Dal 1947 agli anni Sessanta, su incarico del Conte Guido
       Chigi  Saracini,  tiene  corsi  sperimentali  di  musica  per
       film presso la prestigiosa Accademia Musicale Chigiana
       di Siena.
       Anche se, a partire dai primi anni Cinquanta, si dedica
       quasi interamente al cinema, diventando in breve tempo
       uno fra i più importanti, innovativi e prolifici composito-
       ri italiani di colonne sonore, Lavagnino è ricordato anche
       per  un’intensa  produzione  di  musica  colta,  all’interno
       della quale si distinguono i poemi sinfonici Volo d’api
       (1936),  Tempo  alto (1938)  e  Caccia (1939),  la  Pocket
       symphony (1949), l’opera Malafonte (1939), il Concerto
       in Do per violino e orchestra (1940), la Messa Chigiana
       (composta  per  l’inaugurazione  delle  porte  bronzee  del
       duomo di Siena), il nutrito repertorio di musica da came-
       ra (trio, quartetto per archi, sonata per violino e pianofor-
       te, sonata per due pianoforti), la molta musica teatrale e
       didattica per vari strumenti.
       Impossibile esaurire in poche righe la ricca filmografia
       di Lavagnino, che disegna un ampio e consapevole itine-
       rario intellettuale attraverso i generi, percorso dal com-
       positore nel segno del binomio fra fedeltà alla tradizione
       e continua ricerca di nuove soluzioni espressive. Ci limi-
       tiamo qui a ricordare: Othello (1952, di O. Welles), Un
       americano  a  Roma (1954,  di  Steno),  Totò  e  Carolina
       (1955,  di  M.  Monicelli),  Le  avventure  di  Giacomo
       Casanova (1955, di Steno), Legend of the Lost (1957, di
       H. Hathaway), Il conte Max (1957, di G. Bianchi), The
       Wind Cannot Read (1958, di R. Thomas), Policarpo uffi-
       ciale di scrittura (1959, di M. Soldati), Ferdinando I Re
       di Napoli (1959, di G. Franciolini), Jovanka e le altre
       (1960, di M. Ritt), Tutti a casa (1960, di L. Comencini),
       Che gioia vivere (1961, di R. Clément), I briganti italia-
       ni (1961, di M. Camerini), Madame Sans-Gêne (1962, di
       C.  Jaque),  Venere  imperiale (1963,  di  J.  Delannoy),
       Falstaff (1965, di O. Welles), Daisy Miller (1974, di P.
       Bogdanovich). Fondamentale, infine, il contributo reso
       al  cinema  di  viaggio,  iniziando  dal  film  Magia  verde
       (1954, di G.G. Napolitano), che presenta una partitura
       essenzialmente basata su materiale folklorico originale,
       registrato nei luoghi delle riprese, per arrivare a opere
       come Continente perduto (1955, di G. Moser, E. Gras,
       M. Craveri e Lavagnino, vincitore del Nastro d’Argento
       per la migliore colonna sonora a Cannes, nel 1955), Tam-
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